venerdì 18 febbraio 2011

Malati di Facebook

Quando il Social Network crea dipendenza
di Luciana Ognibene
fotografie: Dreamstime.com
Il tuo primo pensiero quando rientri in casa è accendere il pc per controllare la posta e aggiornare lo status su Facebook e Twitter; definisci “amici” persone che non hai mai incontrato di persona; vai in paranoia se il video o la foto che hai appena condiviso non riceve commenti; passi molte ore in una fattoria virtuale e ti senti in dovere di ricambiare tutti i “regali” ricevuti dai tuoi amici; ti accorgi che negli ultimi tempi stai uscendo di meno, anzi, ti trovi più a tuo agio a stare in casa davanti alla chat che ad uscire a prendere una birra o andare a ballare con amici in carne ed ossa; vorresti un sistema per sapere chi visita la tua pagina, e se questo servizio esistesse, saresti anche disposto a pagarlo...
Se ti sei riconosciuto nella maggior parte di queste situazioni, ho una cattiva notizia per te: sei probabilmente una vittima della Social Network Addiction o “Amicodipendenza”.

Anche se il nome italiano fa sorridere, la questione è così seria che il Policlinico Gemelli di Roma ha dedicato un intero reparto alle vittime di questa nuova malattia: 150 casi in un anno, solo nella capitale. I “malati di Facebook” sono per lo più i giovanissimi: adolescenti in quell’età in cui il contatto virtuale fa meno paura del contatto reale, ma la dipendenza da Social Network non risparmia i più grandicelli. Tanto per cambiare, poi, noi italiani siamo sempre in testa alle classifiche meno lusinghiere: siamo i più “presenti” su Facebook al mondo, sia per numero di iscritti che per tempo trascorso online.
I sintomi? Solitudine, distacco dalla realtà, ansia e depressione; l’utilizzo patologico dei Social Network porta allo scoperto problemi latenti che in alcuni casi limite possono persino sfociare in tragedia: come la mammina 22enne americana, che  “inavvertitamente” percuote a morte il figlioletto di soli 3 mesi perché la disturba mentre gioca a Farmville (depressione post parto aggravata da “farmvilledipendenza”?), oppure il 40enne maresciallo dei Carabinieri di Subiaco, che apre il fuoco sulle due figlie di 13 e 15 anni perché trascorrono troppo tempo su Facebook (raptus scatenato da “socialnetworkmania”?)
Ma è davvero internet l’origine di tutti i mali?
La risposta ce la fornisce lo psichiatra Federico Tonioni, coordinatore dell’Ambulatorio del Gemelli dedicato alle psicopatologie da web: “Internet di per sè non è la causa. La dipendenza sopraggiunge perché la persona sul web crede di risolvere dei problemi più o meno gravi di cui già soffre e che però, anziché essere risolti, vengono amplificati”. Si tratta, quindi, di riuscire a sfruttare il mezzo tecnologico con buon senso, senza allarmismi e soprattutto senza perdere il contatto con la realtà: i Social Network sono mezzi di comunicazione potenti e meravigliosi. Impariamo farne uno strumento per avvicinarci realmente ai nostri amici (quelli veri), invece che isolarci sempre di più.
E insegnamolo anche ai nostri figli, già che ci siamo.
Pubblicato su Sprizz Magazine n. 0

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